Maria Organtini


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Poesie

Le opere Poetiche > 1988-Breve stagione - Ediz. GR Besana Brianza

I


Sento il fluire del tempo
trapassarmi le tempie
in uno stillicidio soffuso
(Mets-toi plus prés)


II


Tra noi
lo scambio d'una sigaretta
mentre il tempo
che resta
s'accartoccia
in sillabe
e si consuma
in riccioli di fumo.


III


All'asta dei desideri
ho comperato un ricordo:
brandelli di cielo
e neve sparsa sul prato.
Tutt'attorno, silenzio
e un'alcova di specchi
trafitti da bagliori
di gelo.


IV


- Io parto, ti prego
non chiamarmi più -
Quando una stagione
muore, gli uccelli
volano
per altri nidi.


V


Se ti sei addormentato
sotto una trapunta
di stelle
abbagliate da Selene
troverai pagliuzze
d'oro
fra i tuoi capelli.


VI


In fuga
sento sciogliersi
un nodo nell'anima
e mi assale
la tenerezza
dei ricordi
in questo abbandono
all'estate.


VII


Eclisse d'immagine
in apoteosi
rifletto
l'iride smerigliata
dell'ultima
occasione

VIII

Ho sentore
di nuove albe
da scoprire
in arcipelaghi
vergini.


IX

Mi prenderai per mano
ospite generoso
e ai margini
della radura
troveremo la fonte.


X

Guarda l'azzurra
striscia del mare:
l'onda abbraccia
la sorella e fugge
struggendosi
verso l'orizzonte.


XI

Tra maglie
di rete notturna
dipano una matassa
aggrovigliata
cercando l'immagine
perduta.
(torneranno i tuoi occhi a sorridermi?)


Interludio


Il colloquio con le ombre
non si fa per telefono.

(Eugenio Montale)

Staccare un'ipotesi
nel mezzo di una giornata
qualunque (suona il telefono)
e l'emozione ti assale
fermando il tempo.

I fantasmi ballano nel sole
(ingenuità di bimbo)
scomponendo sillabe
nell'etere.

Ti attendevo alla stazione
da sempre con il cuore
in gola (i treni arrivano in ritardo)
non riuscivo a staccarmi
dalla tua immagine
che scompariva.

In un interludio
di fuga dalle ombre
il fuso orario oscilla.


Germogli di pace


Speranze,nascoste
in antichi anfratti
picchiano all’uscio
serrato: da lunghi
inverni.

Dal tempo del vino e delle rose


Non m'hai fatto soffrire
ma attendere.

(P. Neruda)

L'attesa stempera gli affanni
dietro i vetri rotti
della vecchia cascina
e tu giungi semplice
all'incontro.

Fragilità obsoleta
consumata in stagioni
di sole sulla parete
sgretolata che viene:
dal tempo del vino
e delle rose.

Appari nel chiarore
del meriggio per infrangere
barriere arruginite.
(Non m'hai fatto soffrire
ma attendere)


Porta Portese


Su bancarelle
alla rinfusa
i miei vestiti
in svendita
senza ornamenti
né fregi
solo colori in
libertà.

E il sole passeggiava tra noi.

Non posso dimenticare
il tuo ingenuo candore
né i moti sbandati
del mio cuore ribelle
che orgoglioso attingeva
alla fonte della vita.

Un inno di felicità
diviene pianto segreto
racchiuso in un vaso
prezioso d'alabastro.

(torna l'imbonitore
ogni domenica
a Porta Portese)

Sento il mutare
delle stagioni
e indosso nuovi colori.


Exodus


Lucciole nel tramonto
migrano all’inviolata
notte forando
il cielo.


Segmenti di pace


Vorrei possedere
il tempo mentre esausta
attendo
il suo fluire.

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