Maria Organtini


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Dal 2005 la 2007

Le prefazioni scritte

Anno 2005

Maria Antonietta Sozio: ??????????????? - Ediz. Montedit

Il canto silenzioso di Maria Antonietta Sozio dilaga in questa silloge poetica dove allo struggente bisogno d’amore si fonde l’immagine del sogno che crea e da vita alla sua poesia. A cominciare dalla dedica.”A mia nonna Gina, la mamma che non ho più.” si intuisce la fonte della poesia del “Ricordo” in una sintesi che trova le sue radici nella memoria atavica. “...fragili sogni bruciati/ancorati/al nulla del presente.” E’ la sua poesia a parlare, a svelare la fonte dell’ispirazione che trova nella natura un alleato prezioso. La poetessa assaggia il suo “territorio” come un trofeo alla sua immaginazione e trova in “Fiori di Campo” quell’aiuto a concretizzare il suo pensiero ancorandolo al quotidiano:”Ho davanti agli occhi/la mano scura del tempo…”. Molto bisogna guardare per poter vedere ! L’osservazione calza a pennello se prendiamo in esame la poesia :”Al mio gatto Heidi” che ci propone una realtà adoperata in senso metaforico di vita vissuta oltre il visibile. Non sempre troviamo chi sappia “cantare” le cose belle del creato. Ma, la Sozio ha la naturale sensibilità per esprimere nelle immagini di un paesaggio “Portovenere”, l’incanto del primo incontro, l’emozioni nate da un momento di quiete. Il senso della solitudine sublima le metafore nate dal suo Io interiore dove la canzone d’amore si stempera nel ricordo e le fa dire:”...senso non trovo/se non nei tuoi occhi,/vicoli bui/in cui ho smarrito il cuore./. Le parole che restano, s’imprimono nella mente, dialogano con la nostra anima sono quelle per le quali ogni poeta ha sofferto e dalle quali è risorto come araba fenice in un discorso intimo che ripropone a sprazzi la sua realtà: gli orti, le case di pietra, il vecchio campanile etc.; sono immagini di un discorso a cui tutti possono aggrapparsi per non far morire la speranza. Quella speranza che è dono illuminante nel grigiore della vita.
Un dono illuminante che ci viene dal rapporto con l’immensità dei “Monti perduti” in cui ascoltiamo il grido abissale che invoca il ...grembo di madre… a cui tutto ritorna. Questa poesia è canto silenzioso e ci fa scoprire un contatto “affettivo” espresso in parole che incidono e portano la vita ad un più alto senso di conoscenza.

Piera Grimoldi: Uno in più - Ediz. Montedit

E’ questo, di Piera Grimoldi, un itinerario poetico fatto di riflessioni e pensieri dove il verso accompagna il lettore a porsi degli interrogativi: cos’è la felicità? Esiste la gioia? E, un addio può essere consolato dal ricordo di un piccolo fiore?
Interrogativi solo apparentemente semplici, usuali, dove il vissuto quotidiano suffragato dalla Fede, riesce a dare risposte positive la cui chiave è proprio scritta nel pensiero che apre la raccolta e da cui prende il nome:”Uno in più”...Quando ci si accorge/di essere utili a qualcuno,/si è pronti a soffrire con gioia! Questa presenza è vissuta con candore estremo. In un’altra poesia lei offre la sua presenza per parlarci del “Silenzio”...Ti amo, silenzio, che passi fra i rami nodosi/di alberi che s’innalzano dritti e,...questa riflessione anima l’esistenza, da voce alle cose che voce non hanno. Molte volte lo sconforto si affaccia nei suoi versi, ma quando ciò avviene è presa di coscienza della realtà che ci circonda e invito a viverla coerentemente. Nulla è più bianco/di quella lacrima che solletica/ogni sera il mio viso;/...No, non è il suo sapore,/che mi rattrista,/è solo il freddo di questo silenzio! (da “Quella lacrima”) E’ emblematico che sulla copertina ci sia un girasole disegnato da Riccardo Colombo, pittore assai noto a Monza, anche per il suo particolare carattere schivo, egli aveva compreso l’importanza descrittiva dei versi della Grimoldi, e quel girasole a capo reclinato, quasi a nascondere la meraviglia del suo creatore, testimonia l’accettazione di un’anima di fronte al mistero della vita. Piera Grimoldi ama la vita, conosce l’importanza della Fede che illumina il suo cammino e questo le permette di chiedere in prima persona:”Vorrei poter abbracciare tutta la Tua immensità o Signore…/il Tuo cielo ed il papavero che tengo stretto in mano/per non lasciarmi scappare un poco del Tuo Amore! (da “Poter vivere così”)
La breve raccolta si chiude con due versi,quasi un’epigrafe:”Il mio sole? La mia vita!

Anno 2006

Presenze: 25 anni di cultura - Cenacolo Pamb - Ediz. Montedit

Questa pubblicazione che nasce nel 25° Anniversario del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza, si differenzia dal­le precedenti: Antologia e Antologia II, perché vuole essere una testimonianza di coloro che hanno vissuto questi ultimi cinque anni nel panorama culturale monzese. Quando il Cenacolo dei Poeti (questa fu la sua prima denominazione), nacque 25 anni or sono, le Associazioni Culturali a Monza si potevano contare sulle dita delle mani. Oggi sono tantissime! Questo fenomeno è documentato nei vari curriculum degli Artisti che dichiarano di essere iscritti a più gruppi culturali. La nota pone in evidenza la volontà pacifica di quanti credono nella forza della "cultura" che unisce gli uomini al di là e al di sopra dei pregiudizi. La crescita di una città passa an­che attraverso queste testimonianze che divengono "Presenze"; ecco dove nasce il nome di questa raccolta.
"Presenze - 25 anni di Cultura" vuole essere, prima che il ricordo, la realtà del nostro territorio ricco di fermenti culturali, dove un lavoro di sinergie è riuscito ad espandersi dando vita ad altre realtà che rispondono alle diverse esigenze degli Artisti monzesi. Noi, con la collaborazione di quanti ci hanno affiancato in questo periodo, siamo lieti del personale contributo dato a questa evoluzione perché abbiamo cercato sempre il dialogo e il confronto con le altre realtà. In questo, i vari Membri del Consiglio che ci hanno sostenuto negli ultimi anni sono stati per noi un cardine importante nell'organizzare e promuovere le varie attività.
Ancor oggi ne fanno parte Artisti e personalità che si sono distinte nel campo della Poesia, della Pittura, della Fotografia e nondimeno nel campo Sociale. Voglio qui ricordare il poeta e critico monzese, Mirco Invernali che fu tra i firmatari dello Statuto nel 1983 e membro del Consiglio; il poeta pittore lissonese Mario Biscaldi responsabile della sez. letteraria dal 1995; l'arch. Elisabetta Bosisio pittrice e scultrice che sempre si adopera nell'installazione delle Mostre; la prof.ssa Tina Beretta "Prezzi che tanto lustro ha portato negli otto anni del Corso di Poesia; l'attuale Vice Presidente Anna Robiati alla quale si deve il gemellaggio con i Poeti Abruzzesi di Bucchianico; Maria Grazia Crespi (musicologa) per iì suo apporto alla conoscenza di personaggi internazionali quali la cantante Ranzie Mensah; il dr. Pino Forgia tesoriere da oltre vent'anni, la segretaria fin dal 1991 Milena Scaccabarozzi fotografa di talento che ha immortalato i nostri traguardi ed è la figlia della poetessa Clelia Brambilla socia fin dalla nascita del Cenacolo; nell'ottica della continuità troviamo Rita Dapri Colombo che prosegue nella nostra Associazione il rapporto di tradizione e amicizia nato con il prof. Riccardo Colombo pittore e scrittore di grande talento. Nei giovani troviamo il poeta e critico Luca Rossi che sta ottenendo meritati successi in campo nazionale ed estero; l'archi. Roberto Piva poeta e fotografo ben avviato sulla critica d'arte, testimonia la continuità culturale e la sua espansione. Rita Corigliano ha iniziato come segretaria del Premio Internazionale di Poesia "Città di Monza" portando tra noi il saggista scrittore poeta prof. Vincenzo Consolo. Ogni membro del Consiglio ha saputo dare di sé il meglio mettendo a disposizione di tutti il proprio contributo culturale. Una particolare testimonianza la vogliamo dare del dott. Francesco Ruggeri che per oltre vent'anni è stato il presidente dei Probiviri. Oggi il nuovo Presidente è Riccardo Corio e con lui gli Artisti hanno trovato spazio nelle manifestazioni dell'USSM all’Autodromo di Monza che ci ospita da ben otto anni con la Mostra "Sport, Natura e Brianza". La poetessa Gianna Gatti (probiviro) non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio alle varie iniziative. Una presenza che sempre è stata al nostro fianco è quella del prof. Pier Franco Bertazzini per il quale nutriamo una profonda stima e indiscusso affetto. Siamo altrettanto grati a Beppe Colombo che da sempre ci segue e da otto anni è Presidente del Premio di Poesia "Città di Monza". Una occasione importante per far conoscere le nostre iniziative è quella offerta dalla BCC di Carugate con la tradizionale "Festa in Piazza". La poesia dialettale ci vede presenti nel Premio di Biassono che fu ideato dal compianto Giuseppe Pozzi (Gipo) con il Centro Culturale Don Ettore Passamonti e che noi portiamo avanti nel suo ricordo, giunto ormai alla 16a edizione. Molto dobbiamo alla Stampa: "il Cittadino", "Qn-Il Giorno" e il "Giornale di Monza e Brianza" che ci hanno sempre sostenuto facendosi portavoce delle nostre iniziative. Tra coloro che hanno contribuito alla "visibilità" del Cenacolo a livello locale, non posso dimenticare Plinius (Pino Gaidano), che attraverso il "Notiziario", la stampa degli inviti e delle locandine ha saputo rendere immediato il discorso visivo.
In 25 anni, solo mentre scrivo queste note, mi rendo conto che voi tutti Soci e amici, mi avete accettato e scelta attraverso il vostro voto espresso liberamente e vi sono infinitamente grata per questo. E stata una magnifica esperienza che sento di lasciare come eredità di speranza per il futuro a quanti vorranno dedicarsi alla cultura con amore e passione. Grazie, Monza!

Giuseppe Gittini : In riva al cielo

“Il poeta assaggia la succosa polpa del mistero di vivere…”
(Giambatista Torellò)

Penso che questo pensiero possa essere abbinato alla poetica di Giuseppe Gittini perché i versi racchiusi nella silloge “In riva al cielo” sono come il testamento di un’anima che cerca un ipotetico filo a cui aggrapparsi a sostegno di una tesi dove la solitudine è una ragnatela che lo stringe e lo costringe ad essere presente nel mondo.
E’ in quest’ottica che la presa di coscienza del valore salvifico della poesia quando ci fa scoprire la natura “viva” accanto a noi nelle sembianze di “..un grillo” come nella poesia “La solitudine del poeta” ci compensa e ci fa dono del gusto di vivere.
L’amore è per Gittini, sogno e linfa vitale per il cuore: La speranza è tutta rivolta al desiderio d’amore che chiede conferme e non ha tempo per gli indugi perché “...il sole si consegna/alle ombre lunghe/della sera.” come egli stesso scrive.
Addentrandoci in questo percorso poetico, scopriamo immagini fresche relative ai sentimenti e al desiderio di vivere le emozioni che talvolta tardano ad arrivare. Una poesia di sapore intimista di ricerca dove s’incontrano flash di stampo impressionistico che si aprono al mondo dell’infanzia per descriverne il ricordo. In quest’ottica, rileviamo spunti gradevoli, acquerelli poetici di sapore antico quasi un balsamo che risana quotidiane cicatrici.
L’impronta del sé costringe il poeta ad eterni confronti dove dolore, gioia, rabbia si alternano in una danza che subisce variazioni senza cambiare la melodia. E’ solo il tempo ad essere coinvolto.
In “Alep” esiste un breve e forte richiamo alla presenza della “morte” per l’ultimo abbraccio e forse, stemperare nell’ultimo desiderio, il sapore del mistero di vivere.

Ambrogina Sirtori: Aspettando Novaro - Ediz. Montedit
- Nel sentiero dell’anima -

La poesia abita l’anima di Ambrogina Sirtori, dialoga in un intimo afflato che scandisce i tempi e segna i ritmi della sua esistenza. In quest’incontro con il Poeta Angiolo Silvio Novaro, lei ha costruito un percorso d’immagini e intendimenti che ne hanno motivato il suo stile. La poesia, per la Sirtori, è come un fiume che scorre verso il mare dove tutto si dilata e giace nella sua immensità: la vita è dono.
E’ questo l’eco che ci giunge da quest’anima che sa accogliere ogni emozione e vivificarla nella poesia. Nel sentiero dell’anima, la poetessa incontra il suo Vate e dialoga con lui, pone domande, accetta le sue risposte e propone nuove alternative come nella poesia “I colori del mare” dove la sua femminilità riceve espressioni di colore e vibra di sentimenti celati. La poesia “Autunno in via Giotto” è un pastello dove si alternano immagini e colori che esprimono desideri e ricordi di fantasie infantili:fiaba e realtà s’incontrano per esprimere un sentimento di speranza in attesa della primavera che verrà.

Anno 2007

Ricordo di Umberto Montefameglio
- L’uomo Umberto, la sua natura dominata dal pensiero -

E’ sempre stato il pensiero a dominare nella natura di Umberto Montefameglio, un pensiero come forma del suo essere da elargire con parsimonia a quanti, avvicinandolo, potevano dimostrare di saperlo ascoltare.
La prima volta che lo conobbi, presentata da una comune amica, lo incontrai nella sede di Cernusco sul Naviglio, circondato da libri, giornali, riviste, immerso in un mare di carta con ai piedi il suo cane che non lo lasciava mai. In quella confusione, lui aveva la capacità di un comandante di vascello che si trovi in mare a combattere la sua battaglia. Era il mare della carta stampata! Non ci vollero che pochi minuti per iniziare un’amicizia che divenne subito collaborazione attiva. Eravamo nel 1992 quando iniziai a scrivere per Umberto e contemporaneamente a percepire il suo pensiero come espressione di un carattere libero e aperto, attento ai bisogni nel darsi senza condizione alcuna alle esigenze culturali che gli venivano palesate in una evoluzione dello spirito che per me erano una esperienza nuova. Il mondo della carta stampata di cui anch’io avevo fatto esperienza scrivendo sui quotidiani, ci accomunava e questo rendeva positivo il nostro pensiero. I suoi consigli erano ben accetti e a volte era lui stesso a chiederne. L’esperienza vissuta nei vari Concorsi che la sua Rivista andava proponendo si allargava a macchia d’olio. Credo che la formula studiata da Umberto, sempre rispettoso degli altri, vivendo fino in fondo il suo senso della libertà di pensiero ci abbia dato l’opportunità di creare una solidarietà poetica che si traduce in sostanza originaria disincantata e vera che ci fa acquisire il senso dell’essere viventi, liberi, realizzatori nel mondo. Ricordo con tenerezza, quando visitai per la prima volta l’attuale sede di Melegnano. Con quanto orgoglio mi fece salire a visitare il “Terrazzo dei poeti”. I suoi sogni: incontrare i poeti ed organizzare letture di poesia in mezzo al verde tra il profumo dei fiori che coltivava personalmente! Aveva un animo sensibile, si emozionava ai Concorsi quando vedeva tutta la gente che giungeva da ogni parte d’Italia per ricevere il suo diploma. Avrebbe voluto abbracciarli tutti. Quando eravamo seduti uno accanto all’altra, negli ultimi anni aveva problemi di udito, lui voleva che lo seguissi per non fargli perdere l’attenzione del suo pubblico. Anche se non stava bene voleva essere presente. L’ultima volta, pochi giorni prima della sua dipartita, fui sola a dare il benvenuto ai partecipanti leggendo una sua lettera, ma non pensavo che sarebbe stata l’ultima volta che avremo ascoltato il suo pensiero. Ci ha lasciato con nelle orecchie il rombo delle moto che lui amava e che non hanno voluto mancare all’ultimo incontro, ma nell’anima avremo sempre il ricordo del suo sorriso e nella mente il suo motto:”La mia patria è il mondo intero, la mia legge è la libertà”.

Simona Di Dio : Oscuro ma vivo

“L’accortezza del poeta riguarda la forma, l’argomento glielo offre, fin troppo generosamente, il mondo,
il contenuto scaturisce spontaneamente dalla pienezza del suo io interiore…”
(da una massima di Goethe)

Nella lettura di questi testi poetici di Simona Di Dio, si entra in punta di piedi, in silenzio come accade quando aprendo la porta di una chiesa ci accoglie il silenzio delle sue navate, il profumo degli incensi aggrappati alle pareti e i legni ricchi di genuflessioni. Quindi, nasce spontaneo questo senso di pudore che invita alla riflessione.
La sua poetica intimista ma diretta ai significati estremi nati da un vissuto che si fa palese, ma che non invade il territorio altrui perché resta ancorato alle sue esperienze: simili, possibili, mai imposte al suo fruitore. Esse vengono offerte come dono di un’anima sensibile, provata dalle vicissitudini quotidiane, ma mai arresa o pavida. Ecco la bellezza di questa poesia che a volte sfiora il canto della preghiera ma, non affonda nel misticismo fine a se stesso. Il malessere che a volte serpeggia in alcuni testi che traggono l’imput dal quotidiano: vedi “Povera Israele” sono la presa di coscienza del poeta che esprime il suo pensiero come arma di difesa alla realtà storica. L’angoscia che latente troviamo, tradotta in richieste d’aiuto ad Angeli benevoli e soccorritori, ci richiamano alla memoria i Salmi della fede e forse è proprio nella fede che la poetessa trova la forza per risollevarsi dalle prove di un destino personale al quale non vuole cedere, ma oggettivamente superare per sentirsi libera d’amare e vivere il suo sogno poetico. Tra tutti gli amori di cui canta in questa raccolta, quello alla madre si presenta con i contorni di un ritorno al calore materno che conforta ed è foriero di fiducia ritrovata nell’ ordine che orienta verso fini superiori, non costruiti né scelti da sé stessi, perché vive l’esperienza della “protezione” data dalla fede. Molte di queste poesie sono dedicate all’amore sia carnale che spirituale, espresse con genuina semplicità, frutto di una maturata e sofferta realtà di cui la poetessa è cosciente avendo fatto proprio il valore positivo dell’esperienza. Passione e sincerità sono i pregi di questo libro “originale” che si legge con attenzione e prudenza perché quando un’anima sceglie di esprimersi in versi è un dono da accogliere con amore.

Prefazione per sito Web di Vittorio Robiati
- Radici -

L’Uomo si pone nell’Universo, al centro del sé e del poi, dilatando la sua immagine terrena nello sviluppo spirituale che gli permette di creare la base da cui costruire, attraverso l’asse della fatica e della parabola umana, un risultato degno della sua umanità. La cellula primaria da cui le “Radici” attingono lo sviluppo, sono state da sempre materia di studio. Nei secoli, le teorie si sono formate e rimbalzate da un estremo all’altro dei Popoli, delle Nazioni che hanno tentato di dare definizioni anche e talora suffragate dalla Scienza. Ma, il legame dinamico della carità che dà sostegno alla materia prima è sempre l’Amore di Dio verso l’Uomo. Dio, come rivelazione unica, l’Uomo sua cellula da cui il genere maschile e femminile si è sviluppato dando origine alle primordiali “Radici”.

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