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Le prefazioni scritte
2004-14ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2003”
Ecco un Premio che ogni anno ha la capacità di rinnovarsi grazie al lavoro che tutti i partecipanti dimostrano di saper fare, aggiornandosi nei temi trattati e nei vocaboli di cui la –lingua parlata- dialettale, si dimostra ricca e ariosa. Sebbene gran parte dei vocaboli che contribuiscono a formare questa lingua sono vivi grazie alla tradizione orale e, sarebbe impossibile trovare le grammatiche di tutte le forme dialettali esistenti in una regione, il Premio di Poesia “Il Solco” riesce a dare una discreta panoramica di diversi dialetti. Non a caso , la poesia che ha vinto quest’anno il 1° Premio è scritta in dialetto bergamasco e porta nel titolo:”Tra i sòlch de la mé tèra posterò parlada e usanze”. Ecco che il “Solco”, omonimo del nostro Concorso,tracciato dall’uomo diviene uno scrigno in cui riporre usanze , costumi, ricordi e anche la voce dei dialetti da tramandare alle future generazioni. La lingua madre ha in sé una memoria atavica, consolatrice per ognuno di noi. Non è forse vero che quando ci arrabbiamo o vogliamo comunicare qualcosa d’importante torniamo ad esprimerci nel nostro dialetto? I poeti riescono a creare sfumature linguistiche altrimenti impensabili, proprio nel verso in vernacolo. Claudio Beretta e Giovanni Luzzi, nella loro pubblicazione “Letteratura Milanese” dopo un’attenta analisi del dialetto in un itinerario antologico-critico dalle origini a Carlo Porta, chiudono il libro con questi versi del Porta:”lengua correnta, averta e ciaera/che aposta la par fàe/par di la veritàe”. I nostri poeti hanno imparato ad esprimersi oltre se stessi, mediando nei sentimenti legati ai fatti della realtà del nostro tempo, facendoci partecipi delle loro emozioni con una vivacità d’espressione che va a vantaggio dell’evoluzione del dialetto. A volte, questo lavoro, può risultare di difficile comprensione, i testi poetici debbono essere letti più volte e quindi un maggior lavoro per la Giuria. Il risultato è ora a disposizione di tutti coloro che vorranno leggere questi testi espressi nei vari dialetti:bergamasco, comasco, bassa Brianza e resteranno nel nostro Premio a testimonianza dei valori che la Terra di Brianza sa ancora generare.
2005-15ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2004”
Gh’era de pocch passaa l’Epifania
E la Befana, soddisfaa i so impegn,
Col mantell gris pian pian l’andava via…
(da “Candor” di Luigi Cazzetta)
IL DONO PIU’ BELLO
La quindicesima edizione del Premio di Poesia in dialetto lombardo ci ha riservato la sorpresa delle “storie”, dei racconti, narrati nella “parlata” dialettale. Sensazioni legate al passato, ma anche frutto di fantasia e allora si capisce che il gusto del narrare le vicende umane è uno stimolo a cui non si può resistere. Le figure scattano fuori all’improvviso e la fantasia le riveste dei colori del quotidiano. La poesia è certamente più immediata e rende accessibile un linguaggio più attuale anche grazie alla varietà degli argomenti trattati che si prestano ad una critica culturale, politica e sociale.
Non a caso le problematiche della guerra trovano spazio insieme a quelle della fede dove l’uomo si aggrappa per non soccombere in tanto dolore. Il senso della comunità si riaffaccia in alcuni testi che sebbene ispirati dai ricordi di una nonna che”...la sàra su i òci/la dùnda la testa/ l’è bèla ‘me ‘na farfala…” (dialetto Lodigiano) ha la freschezza di un quadretto appena dipinto. In questa edizione, su settanta testi esaminati, molti parlano della natura e i riferimenti al Cantico delle creature di S. Francesco ci parla del bisogno dei poeti di seguire strade che si rifanno al classico, alla letteratura, e questo è positivo.
Il dialetto, da sempre ci appare un linguaggio completo, esaustivo del carattere dei suoi personaggi.
Anche se non sempre si riesce a mettere in luce con l’opportune regole grammaticali che variano e a volte sono tramandate oralmente, tuttavia ci sentiamo di affermare che questo tentativo di mantenere in vita il dialetto è senz’altro positivo. Il merito è anche di tutti coloro che hanno permesso a questo Concorso “Il Solco” di vivere le sue precedenti edizioni con risultati encomiabili le cui raccolte stampate e distribuite nel territorio hanno creato una rete di estimatori.
Grazie al dialetto, i personaggi del passato tornano ad incontrarsi uniti simbolicamente e si torna così a sfogliare i poeti più cari, a vivere con loro una nuova primavera fatta di speranze e amore per tutto ciò che di buono e bello la vita può ancora una volta farci dono.
2006-16ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2005”
La ricerca del tempo perduto
Mai come quest’anno, la poesia dialettale ha cercato di colmare il bisogno umano di “radici”, tanto che la poesia vincitrice ci parla dell’infanzia che più non ritorna! C’è sempre un’infanzia a tormentarci, a fermare il tempo nei ricordi. L’evoluzione dell’uomo passa attraverso i suoi ricordi che diventano esperienza e servono a lui stesso per trasmettere ai posteri l’immagine del tempo che si evolve. Il dialetto, cioè la lingua d’origine, ha la funzione di lenire la memoria e di traghettarla nel futuro.
Le immagini, i sentimenti, le esperienze ci vengono tramandate attraverso i suoni che ogni singola voce poetica riesce a trasmettere proprio nella sintassi del termine evocato. Non a caso la seconda poesia espressa in dialetto bergamasco ci propone una “preghiera in favola” ed anche qui ritroviamo i “modi di dire” tramandati dai nostri avi. La saggezza del tempo che fu! Un Premio di poesia dialettale è importante perché richiama alla mente le origini di una determinata regione, in un afflato d’identità spaziale e temporale. Non a caso i dialetti: bergamasco, varesotto, brianzolo o milanese che sia, esprimono concetti e motti che pur avendo termini diversi collimano in sentimenti di uguaglianza dove tradizioni, Fede, famiglia, natura e concetti di amicizia rappresentano un momento d’unità importante e collettiva.
Il poeta è colui che sa trasformare un sentimento vero e profondo in immagine viva ed efficace e per farlo si adopra con il lessico che gli è più congeniale. Ricordo che Pier Luigi Amietta definì la poesia di Luigi Cazzetta la poesia dell’udito:”I suoni della poesia di Cazzetta - quelli che contano, almeno -sono tutti suoni naturali:gli altri, il rumore del traffico per esempio, anche a Milano, sono sempre fonte di irrequietezza…”
2007-17ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2006”
La vena poetica dialettale
La lenta metamorfosi subita in questi diciassette anni del Premio di Poesia in dialetto lombardo “Il Solco” ci porta a scoprire una vena poetica di tutto rispetto che pur partendo dai primi tentativi dove era evidente l’impronta data dal ricordo degli anziani: filastrocche, modi di dire, proverbi imparati nell’infanzia, ha fatti si che i nostri poeti siano arrivati ad esprimere un nuovo linguaggio più aderente alla realtà del nostro tempo. Motivi squisitamente vivi: “ Gh’ó ché ‘n di mé mà/di bèi biglietti pröfömàcc/ de sul e lavanda…” (“Prise de Lüna” di Fumagalli Carmen), sono riflessioni che mutano il tempo e travalicano il sentimento per realizzare un’immagine che fa suo il ricordo, la memoria. Le innovazioni, pur suggestive ispirate alle stagioni che mutano:”…Incöö/ la mola del témp/la masna i dì…” ( “Al primm lüsuur” di Graziella Molinari) riescono a creare il senso di ineluttabilità del proprio destino. Dovendo sostenere la tesi della metamorfosi, dovrei rifarmi alle poesie del passato e mi sovvengono i versi di Gipo nella poesia “Compagn di rondin”…anmì hoo voruu migrà al temp/ca sorrid a tucc quei/che scappa la primma giovinessa…” di lui scriveva Carlo Maria Marchetti nell’introduzione al libro “El mè dialett”: …Questa sua semplicità e naturalezza, che a prima vista parrebbero persino ingenue, sono invece il frutto di una esperienza ormai collaudata, che gli permette di riuscire, con efficacia, a schizzare in un breve giro di versi, un momento, un paesaggio, un ambiente, uno stato d’animo… Ecco che allora, leggendo la poesia “Ol perföm de l’Infinìt” di Silvano Signorelli, pur essendo scritta in dialetto bergamasco incontriamo un’analoga ispirazione:”…I passa i se fa grév, m’afane col respir/e mire lorisónt se rèsta amò sentér…” La vena poetica dialettale, sempre alla ricerca di nuovi elementi, nuove emozioni si nutre del quotidiano anche quando questo appare come una ferita nella poesia “Mattina de Natal” di Carlo Albertario.
La realtà a volte supera la fantasia e diviene stimolo di riflessione, immagine del nostro mondo dove tutto corre velocemente, tutto viene consumato e forse solo la poesia gli può ridare parvenza di umanità.
C’è stato un libro intitolato “La poesia salva la vita”, non ricordo bene l’autrice, ma ricordo che era una donna. La sensibilità femminile sa riappropriarsi sia delle immagini che dei sentimenti e questo, forse, è il mistero di questa prerogativa a cui tante persone fanno ricorso per parlare a se stessi e agli altri in nome di una umanità che ogni giorno deve combattere per testimoniare la sua presenza e lasciare la traccia del suo passaggio.
2008-18ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2007”
La poesia dialettale trova sempre un punto di forza nel ricordo, nella memoria che trascrive e rimanda nel tempo le sue immagini, le emozioni che nella tradizione popolare assumono il significato di “icone”. A tutto ciò fanno riferimento i testi che anche nella diciottesima edizione de “Il Solco” sono stati sottoposti alla Giuria il cui compito è stato tutt’altro che facile.
Questo preambolo mi sembra necessario per cercare di stimolare, nei poeti dialettali, la ricerca dell’attualità nelle tematiche scelte dove il linguaggio dialettale sia di stimolo alla critica oggettiva della poesia. Il primo pensiero, nella poesia dialettale, quasi sempre trova un terreno fertile nelle immagini familiari:la madre, il padre, i nonni, coloro che hanno nutrito il poeta con la loro espressività. Seguono i luoghi dell’infanzia, il ricordo dell’amico che non c’è più, tutte tematiche degne di rispetto, anzi apprezzabilissime ma,la vita che ci scorre accanto, il nostro quotidiano esistere appare messo in un cantone, come se vivessimo in un altro ambiente. La vita ci appartiene, ci intriga, ci chiama a gran voce perchè il “poeta” è colui che vede e prevede il suo tempo! La poesia “Pö a stanòt ‘l vèt” (Anche stanotte il vento) di Anna Maria Marsegaglia di Edolo (Brescia), ci offre l’occasione per meditare su un aspetto della nostra società che spopola i paesini di montagna dove la vita un tempo offriva speranze. Oggi tutti fuggono in città e l’abbandono è totale: solo il vento “…sposta ragnatele per vedere se nelle stalle c’è qualche lume acceso…” Nel dialetto comasco troviamo “Sti rumuur” (Questi rumori) di Luciana Galimberti Beretta che sottolineando l’attenzione per la natura: i passerotti, le gocce d’acqua, la neve, la cicala, tutti vissuti nel tremito di un “rumore” viene rapportato alla recita del Rosario: Un inno alla vita raccolto dal poeta.
Il dialetto brianzolo “Utùber” di Maria Anzani di Ronco Briantino ci offre un quadretto di natura armonioso e silente nel quale tutti possiamo sentirci legati e ritrovare un attimo di serenità. Questo in fin dei conti è il percorso della poesia che ci stimola e ci fa sentire tutti uniti nell’amore del buono e del bello del Creato. Un Inno alla vita!
2009-18ª Edizione Premio di Poesia Dialettale “Il Solco 2008”
La poesia dialettale ha il dono di farci sentire ed assaporare immagini e ricordi nell'immediato scorrere dei suoi versi. Il poeta diviene subito un personaggio familiare: la sua storia entra in noi, ci conquista, penetra nella nostra anima e allora sentiamo come un impulso irrefrenabile il desiderio di tornare a leggere i suoi versi. Il Premio di Poesia dialettale lombardo "II Solco", giunto ormai alla sua diciannovesima edizione, ha il pregio di stimolarci nella ricerca delle storie, degli aneddoti che oltre le peculiarità del lessico dialettale, ci comunicano l'emozione della vita vissuta a contatto con una realtà che riesce sempre a sorprenderci. Un esempio in tal senso ce l'offre la poesia vincitrice di quest'edizione "Méssa granda" di Francesco Gottardi di Erba (Como) in cui l'autore vive un momento drammatico e nonostante ciò riesce, con la poesia dialettale, a renderlo unico, emozionante! Nelle poesie che hanno partecipato a questa edizione, si possono trovare altri esempi di questa forma poetica che individua nella psicologia degli autori il bisogno d'interrogarsi sui valori fondamentali dell'esistenza. La forma poetica risponde però a determinati quesiti che vanno rispettati: pensiero ed espressione devono coincidere. Non mi stancherò mai di proporre a tutti di leggere ed approfondire gli altri autori perché, personalmente, trovo che la lettura dei poeti ci pone in uno stato di grazia che ci aiuta a meditare e a ridimensionare noi stessi. Il valore del quotidiano vivere ci viene incontro nella poesia "A la fi de l'agòst" di Marino Ranghetti di Bergamo giunta seconda, ma anche Graziella Molinari con la sua "Donn" ci racconta uno spaccato di vita dove sogni e desideri si alternano ai rimpianti.
La natura viene cantata dai poeti e sebbene ci accompagna da sempre, loro riescono a trovare l'immagine nuova che sa stupire e colmare il cuore di gioia. In poesia, tutto è vivo e ci appartiene. Quindi, è opera meritoria di questo Premio di Poesia dialettale che ci accompagna ancora una volta a percorrere la strada della memoria, che ci fa assaporare antichi e nuovi vocaboli a testimonianza delle nostre radici.
1990/1999- Antologia delle dieci Edizioni del Premio “Il Solco” 1990/1999
Noi siamo qui a parlare di poesia e forse a qualcuno verrà da sorridere come se si trattasse di un’idea bislacca. Ma, quando incontriamo il volto di un contadino, segnato dal tempo, ascoltiamo la sua storia, lo vediamo accarezzare con la mano incerta gli strumenti del suo lavoro, ecco che attorno a noi aleggia un che di impalpabile e l’anima sente la “poesia” che è racchiusa in quel gesto.
Il pensiero si gonfia e appaiono campi di grano dorato, sentiamo il mormorio dei ruscelli, e l’erba dei prati torna ad essere verde. Miracolo del “ricordo” tradotto in emozione poetica! Cos’è poesia? Ce lo siamo domandato un’infinità di volte, ogni anno per tutti quelli trascorsi del nostro concorso quando aprivamo il pacco delle poesie: diverse ogni anno eppure simili perché tutte traevano dalla vita l’elemento principe di ogni testo.
I dialetti sembrano seguire una sorte avversa: si parlano poco. E allora dobbiamo avere il coraggio di salvaguardarlo proprio per le generazioni che verranno. Non esistono formule magiche, ma questo libretto che racchiude i testi di dieci anni del premio di poesie “Il Solco” è senz’altro uno scrigno prezioso per tutti coloro che amano il dialetto e lo considerano una “lingua” a tutti gli effetti e come tale va salvaguardata.
La critica, nell’esaminare un testo di poesia dialettale tiene conto dell’espressione creativa del poeta, la forza dell’evocazione storica di un accadimento arricchito dal particolare dettato linguistico che risente del paese d’origine.
Il dialetto rappresenta in positivo la cultura di un popolo e quindi assume un valore storico.
Ecco perché questa “raccolta” deve essere conservata, letta ed amata da ciascuno di noi perché ci rappresenta tutti indistintamente sia che siamo poeti oppure semplici lettori. Qui è racchiuso il “sale” della Terra Lombarda, le sue tradizioni agricole e artigianali: la sua memoria.