Maria Organtini


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Dal 2003 al 2009 Antologie Premio "Marguerite Yurcenar"

Le prefazioni scritte

2003-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2002” - Ediz. Montedit

«L'uomo è un essere essenzialmente curioso.
Non solo il bambino, a cui la capacità di stupore
conferisce una quasi illimitata vitalità e forza evolutiva»

(Giambattista Torellò)

E con questo stupore, ricco di fantasia che il poeta scrive le sue esperienze, le sue emozioni sempre nuove e molteplici. La decima edizione del Premio Marguerite Yourcenarci ha riservato la sorpresa di testi poetici nuovi ispirati alla quotidianità degli eventi come quello delle «Torri Gemelle» di Cosima Zanni, un evento tragico di cui tutti siamo stati testimoni; ma il senso della scoperta di cui parlo riferendo le parole di Torello, è comune a diversi testi che voi stessi avete sapientemente classificati a cominciare dalla poesia di Marilena Rimpatriato Scrigno d/s/'/enziovincitrice di questa edizione. L'originalità de! verso che si affida a «Dita di carta...» per scendere nell'anima che trasmette la sua emozione «...D'un desiderio / confidato alla stella cadente di una sera...» ci parlano della ricerca estetica del verso come elemento portante del tutto. I sentimenti giocano con «Le ruvide mani parlano /segnate da zolle cullate da pietre / nascoste alla luce del sole» è il messaggio di Alba Filomena Bove, terza classificata. Spesso c'interroghiamo sulla fonte d'ispirazione dei poeti, ma non è facile rispondere perché da sempre l'uomo cerca di tramandare le proprie esperienze attraverso la scrittura come possiamo leggere nei Testi Sacri. In quale momento gli uomini hanno cominciato a parlare di poesie o dì racconti come immortali? Non esistono date precise, ma ciò che sappiamo fa parte dei nostri ricordi di scuola e ci parlano di grandi Poeti come Omero, Petrarca, Dante e Shakesperare fino ai giorni nostri. Noi cerchiamo la nostra realtà in ciò che leggiamo e riusciamo a testimoniarla scrivendo sul foglio bianco la nostra ansia «estetica» riconoscibile nel verso poetico.

2003-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2003”- Ediz. Montedit

«Sono venuto per vivere nella gloria dell'amore e sotto la luce della bellezza...»
(da "L'amore e l'anima" di Khalil Gibran)

Quanto amore vive nell'anima dei poeti che da sempre esprimono questi sentimenti! Il Premio Marguerite Yourcenar 2003 ne ha celebrato (degnamente l'apoteosi a cominciare dalla vincitrice, la poetessa Valerla Albano che nella sua poesia "Ancora una stagione" ben evidenzia le emozioni che accompagnano la nascita del sentimento: «...l'animasi riempie/ di polline e sospiri... mozza il respiro/e fa vibrare il cuore". Sentire e passeggiare metaforicamente tra i versi dei poeti ci fa comprendere la bellezza celata nelle parole che si alternano nella vicenda umana ne determinano l'essenza e a volte ne segnano profondamente il cammino. Non a caso ho scelto le parole di Gibran, un poeta letto e compreso da differenti generazioni che ha saputo vivere l'amore in tutte le sue molteplici eccezioni. Ma, l'amore vive in diverse sfaccettature e come un prisma multicolore segna i percorsi della vita e ne illumina le tensioni che altrimenti non riusciremo a vedere come nella poesia di Alessandra Crabbia "Afghanistan" «...ma io sto dalla parte degli stracci, dei giorni senza pane, degli uomini semplici e fieri e polverosi...» e l'amore si moltiplica quando incontra l'umanità desiderata, infelice, bisognosa d'amore. L'urlo di chi soffre dilata la parola "amore" fino a divenire partecipazione, sostegno, "Vento dì scirocco sul mio volto,/pioggia di sabbia/sulle mie labbra...» sono i versi di Giacomo Giannone. Arabeschi d'impressioni si susseguono in altri versi come nella poesia "11 mare che non c'è" di Gianmario Lazzaroni fino a formare quadri (giostre e suoni di cornamuse lontane, e poi nuvole veloci sputate da treni a vapore, sciami di mani, toccatemi ora! Proverete solo amore). E allora viene spontaneo interrogarsi: dove inizia e dove termina l'amore? Le impressioni e le espressioni del poeta s'intersecano a volte, altre sembrano allontanarsi, ma poi tornano perché l'uomo non può vivere senza l'amore che da senso alla vita e crea i ricordi. La memoria del tempo si nutre di ricordi e questo i poeti lo sanno molto bene. Tutte le poesie che troverete su quest'Antologia rispondono a queste caratteristiche peculiari. In esse troverete la testimonianza di un emergere incalzante delle impressioni, flash di vita quotidiana di cui tutti noi siamo protagonisti. Il poeta Khalil Gibran termina la sua poesia: «...E se anche mi isolassero dall'aria, vivrei con la mia anima, poiché l'anima è figlia dell'amore e della bellezza».

2005-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2004”- Ediz. Montedit
I CANTI POETICI APRONO L’ANIMA

I canti poetici aprono l’anima al desiderio del bello e del buono. E’ una considerazione che mi è capitata di fare dopo aver letto queste poesie partecipanti alla dodicesima edizione del Premio Letterario Internazionale “Marguerite Yourcenar 2004”. Il poeta s’innalza verso il cielo anche quando si riferisce ai ricordi d’amore”...Ho conosciuto l’amore/ e/ho pianto/ nella carezza mattutina.” questi versi sono tratti dalla poesia “Il pianto della candela” di Ivan Vincenzi dove il rimpianto diventa preghiera struggente nel ricordo. Ma questi pensieri li ritroviamo anche nelle altre poesie dove l’amore trionfa e il poeta si ritrova a fare da mediatore con gli affanni del quotidiano che sempre ritornano nelle memorie e il ricordo dei baci diviene ansia “...un’oasi l’incontro delle labbra/il mattino si apriva/ sull’inaspettata vetta del vulcano,…” da “Eravamo giorni” di Marco Righetti. La natura genera:”...fredde folate di vento” alle quali Cristiano Ravasi demanda “...A trainare quei mille segreti/Che gli occhi tuoi han voglia di dire!” è un colloquiare intimo dove appaiono fantasmi. Il mondo onirico avanza nella solitudine del silenzio antico da dove tornano storie già note o cantilene mai dimenticate. E’ innegabile che in questa edizione del Premio Yourcenar, l’amore l’ha fatta da padrone, ma non sono mancate poesie ispirate alla natura, ricordiamo “Sine-stesi” di Leonardo Zanin che entra in simbiosi con essa fino a fondersi:”...sicuro di aver rapito un grande segreto alla natura.”
Questo figlio del fiume che scorre e sente la mancanza della fonte primigènia e ricerca il calore dell’abbraccio materno per abbandonarsi in esso e compiere così la sua metamorfosi cosmica. Ricerca, abbandono, speranza, tre elementi caratterizzanti il dialogo poetico dei partecipanti ai quali va riconosciuto lo sforzo creativo esercitato in questi testi. Il poeta verifica in se stesso tutto il verificabile nella ricerca di più verità e non esistono verità minori, verità indifferenti o trascurabili, tutto risponde alla nostra verità che è unica e insindacabile perché frutto della propria esperienza e con ciò degna di essere presa in considerazione con amore e rispetto per tutti e per tutte le opinioni. Il futuro nasce dalla diversità e questo è bene.

2006-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2005”- Ediz. Montedit
Ritmo e immagine creano la poesia

Se ci accingiamo a leggere le poesie di questa raccolta, sempre varia ed interessante, ci rendiamo conto di come il ritmo e l’immagine abbiano influenzato i poeti che hanno partecipato a questa edizione del Premio “Margherite Yourcenar 2005”.
Il senso del ritmo dato dalla cadenza dei versi, sfocia nell’immagine come naturale continuità del verso medesimo. Basta leggere la poesia I° classificata :”Dissolvenze III” di Dino Valentino che nella brevità del verso ha saputo condensare il senso profondo della ricerca con l’immagine che diviene essa stessa chiave di lettura del pensiero. Questo ci dimostra che la giuria, formata dagli stessi autori, ha saputo scegliere la sintesi poetica, immediata, riflessione dell’io dell’autore.
Al ritmo, fa da eco l’impostazione, la creazione del verso che diviene esso stesso immagine, prende forma e moltiplica l’emozione che si nutre di ricordi. La poesia “Una mattina d’estate” di Massimiliano Zulli s’identifica con questo meccanismo che approfondisce il senso di un affetto dove anche le immagini hanno spessore “…giù voci di biciclette bambine/e qui/lenzuola disegnate dal tuo seno…”. Ma questo discorso si può applicare alla maggioranza dei testi concorrenti. Certamente è possibile constatare che le opere partecipanti abbiano un “metro” di paragone diverso.
Quello che ci preme distinguere è la concomitanza di alcuni fattori che sembrano facenti parte di un modo di sentire e giudicare le emozioni quasi all’unisono. In queste poesie si trovano immagini poetiche molto belle e che v’invitiamo a leggere attentamente perché ogni poeta fa dono, a chi legge, di parte del suo vissuto più intimo dove ogni uomo può confrontarsi e riconoscersi. E’ questo un grande dono che in ogni epoca ha fatto incontrare uomini diversi tra loro uniti da un percorso soggettivo costituito dalla massa collettiva delle risorse del linguaggio.
Il lettore attento percepisce gli strumenti idonei a rendere lingua e pensiero uniti nell’emozione di un verso di poesia.

2007-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2006”- Ediz. Montedit

Stavo cercando le parole per iniziare questo commento alla XIV edizione del Premio Margherite Yourcenar e nel rileggere i testi, l’imput mi è venuto proprio dal titolo della vincitrice:”Di nuovo, partire…” di Anna Maria Cardillo.
E’ significativo che questo impulso a riprendere il cammino interrotto troviamo …Pagine camminate in punta di matita…ci conducono per strade…dove il sole fa il cambio con la luna…e verso chi…solo si siede e resta ad ascoltare. E’ la storia di ognuno di noi che la Cardillo ha saputo rendere in poesia e ci fa ritrovare il senso della “luce” che vive in noi stessi e dalla quale troppe volte ci allontaniamo.
Il pensare, gioire e soffrire del mondo, fa si che il poeta si ritrovi nelle situazioni analoghe ad altre vissute lontano, nel passato che riaffiora e dall’anima sale fino a divenire verso poetico come nella poesia di Sergio Baldeschi “Sulla soglia dell’infanzia”.
Le “Metamorfosi” di Giovanni Formaggio ci affascinano per l’abilità con cui vengono decantate e riportate alla sintesi dell’immortalità nel pensiero di:…preghiere antiche/vela d’oro/cullata dalla mano di Dio.
Le stagioni sono un mezzo per sciorinare ricordi e passate illusioni per Silvia Accorrà nella poesia “Estate.
La natura ci offre spiragli di sofferte ribellioni nella poesia di Oscar Quagli. I sogni ci aiutano a fantasticare mentre…scorre il tempo, vaneggia la mente,… per Giacomo Giannone. Anche Emilia Fragomeni nella sua “Pulviscoli di sogni” ci fa rivivere momenti e ricordi, sembianze care del passato. E dal passato, Franco Cesarotto ci fa dono della poesia “Il tuo mare fatto ghiaccio non cammina più” dove il ricordo resta appeso ad una foto.
La solitudine è una compagna per il poeta che la vive come una …pellicola…che scorre negli occhi appannati... per Franca Prosperi e la sua “Ombre cinesi”. Un paesaggio “Monterosso” che ha ispirato tanti poeti, ma che per Piera Maria Chessa si rinnova nella tenerezza di un rapporto vissuto.
“I trionfi delle stagioni” di Daniel Riccio sono un percorso emotivo ricco di colore, musica e sensibilità cromatica che ci rende partecipi dell’emozione. In questo cammino di poesia, si scioglie come d’incanto il pensiero di Gloria Venturini che ci indica la strada: “ Ti seguirò nel vento/e li ti troverò, accanto al mio sogno…”
Ci siamo inoltrati in questo percorso stimolati da un’invito ad andare per le strade della poesia seguendo le vostre indicazioni e scegliendo di percorrerle tutte assaporandone la meraviglia e l’emozione, chiamando per nome ogni poeta con il suo segreto rivelato nel verso, come vivo pensiero creante.

2008-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2007”- Ediz. Montedit

L’immaginazione è quel “poco” di poeta,
di bimbo e di pazzo che tutti portiamo nell’anima,
di quei bimbi e pazzi che dicono verità profonde,
le “ragioni del cuore, che la ragione non conosce”

(Pascal)

La profonda esperienza che compie, attraverso i suoi versi il poeta, realizza una verità che la ragione difficilmente riesce ad afferrare. Se leggiamo attentamente i versi della poesia di Chiara Celi “Stefania” che ci offre un acquerello di vita creato ad immagine di una fanciulla che ascolta e vive il suo mondo dove raccoglie incanti ed emozioni che solo lei riesce a decifrare:”sembrava una creatura dell’aria,/uno strano folletto/che sapeva il linguaggio elle cose…”, ecco che riusciamo a penetrare quella sensazione d’indefinito, ma vero senso dell’attimo in cui la verità si palesa.
Il senso della vita trascorre nonostante le “bugie” che poeta tenta di frapporre fra sé e la realtà che lo circonda, magari aggrappandosi all’illusione di un ricordo per fermare il tempo nell’oasi beata dell’infanzia:”Quasi una vita indietro,…a raccontarsi cose,/storie di gnomi e d’angeli…” questi versi li troviamo nella poesia “Altari dentro” di Rodolfo Vettorello, dove il senso della ricerca è esasperato dal”l’incontro col mistero dell’esistere,/ sognando/l’angelo buono al letto del bambino…”.
Il poeta assaggia la vita, si cala in essa, ne vive le stagioni:”…Cavalco cristalli per impedire/l’incepparsi della speranza…” sono versi di Marilisa Perin che come altri si preoccupa di mantenere viva la fiammella della speranza e della fede.
Il filosofo dice che il poeta ha una forma superiore di conoscenza, il suo sguardo si commuove davanti allo “splendor ordinis (di Sant’Agostino) o allo “splendor formae (di San Tommaso). Due poesie classificate ex aequo al 4° posto si identificano con questa immagine filosofica perché entrambi analizzano uno spaccato di vita quotidiano alla ricerca di confronti d’immagini:”…Strane storie urlano da un juke box americano/in questo bar ascolto il tramonto…” così dice Fabio De Mas nella sua poesia “Porto di frontiera”. Mentre Claudio Malatini gli fa eco con la poesia “Jazz” dove esprime un possente desiderio “…Vorrei divenire brezza/ che attraversa i ciliegi,/alita lieve tra i capelli/…”. Il mare ha un richiamo infinito per ogni stagione, ma d’inverno suscita una malia insolita che molto bene recita nei suoi versi Anna Maria Cardillo che così si esprime:”Mi piace il mare d’inverno/dipinto di silenzio,/stordito d’onde,/travestito e bugiardo.” C’è una scintilla di mistero nel poeta che cerca di sollevare il velo della vita e lo fa ponendosi domande, a volte arriva ad interrogare l’”Oracolo” come Pellegrino Iannacone chi si arrovella sulla sua genitura, del compito che gli è stato riservato dal destino, ma poi comprende:”…il padre nasce dai giorni del figlio/ e si nutre d’infusi d’amore…” Per Pietro Catalano:”Ci sono giorni che tutto appare estraneo,/…che chiudo gli occhi/e sogno uomini e donne/che si tengono per mano…” Il sogno, l’illusione appartengono ad ogni poeta ed egli è il menestrello che ne canta le gesta e fa affiorare da un mondo nascosto desideri e immagini che poi ci presenta come dono. Anna Mencarelli nella sua poesia “Transumanza” ci propone un quadretto agreste: “…Il gregge che avanza disegna memoria/di soffice lana incolore/tessuta a coperta per dare calore…” Gli eventi naturali come la pioggia c’invitano a riflettere che dopo torna il sereno e questa è l’occasione per una metafora che Alesando Bacci ci offre con la sua poesia “Dopo la pioggia”, metafora dei guai del mondo ma anche speranza che “…dopo la pioggia/già ci aspetta il sole.” L’Arte espressa in poesia è il tema scelto da Sergio Baldeschi con “Artisti d’emergenza” che in chiusura recita:”Artisti d’emergenza,/l’anima legata ad un aquilone/solca un cielo senza braccia,/mentre pergamene d’infinito/la dirottano…aldilà dell’impossibile.” Noi dobbiamo saper leggere queste poesie perché sono scritte e vissute attraverso l’istinto che cerca Dio e così l’immaginazione poetica si avvicina alla realtà.

2009-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2008”- Ediz. Montedit

La danza delle parole si snoda in un contesto poetico che trae spunto dalle vicissitudini del quotidiano. Una sequenza di “ballate” che raccontano storie d’amore si sono affacciate a questa edizione del Premio di Poesia “Marguerite Yourcenar 2008” trovando terreno fertile nelle vicende personali degli autori a cominciare dalla poesia: “La mia sfida d’amore”, di Sergio Baldeschi che ha saputo convogliare le preferenze dei poeti finalisti sul suo testo ricco d’immagini, metafore del desiderio espresso nella presa di coscienza che gli fa ammettere:”Io che sono reduce/ da una sofferenza nascosta…” e più oltre:”Il sentiero delle stelle/ ormai è gravido nell’attesa…” Ammettere la propria fragilità di uomo lo fa vibrare in una sconvolgente “danza” d’amore: richiamo arcano a cui il lettore non può non prestare ascolto. Ma, questa richiesta d’amore la ritroviamo anche nella poesia di Elena D’Arcangelo dove la sua “Momenti di vita” inizia proprio con “Ascolto…e ti guardo.” Un invito a rendere vivo uno sguardo perso nel suono di una sinfonia che scuote e allontana il silenzio dal cuore. Ma, il tema delle ballate si ripete nella “Finestra della vita” di Maria Piera Pacione dove “Il soffio del vento/s’insinua/nelle crepe di una finestra sgangherata…” ecco, dunque, l’alternarsi della vita che sembra seguire un’antica ballata. Tutto è danza: il tema, il significato.
Ogni verso ci propone il senso dell’attesa con la speranza che il sogno si avveri. E’ veramente singolare che i testi finalisti di questa edizione siano incentrati su di un filone lirico che lascia vibrare l’eco dei drammi umani nel tentativo di esorcizzarli per trovare una testimonianza teatrale. La precisione delle immagini che si alternano, appartengono al palcoscenico della vita.
“Sono un minimo dramma/sfilato via sulle foto di cronaca…” sono versi di Diego Pavan tratti dalla sua poesia “Soli” che parlano con semplicità e dedizione di un tormento che è motivo più che sufficiente per destare in noi il desiderio di andare oltre. Scriveva Boris Pasternak:”Mia sorella la vita, anche oggi in piena/si è franta su tutti in pioggia primaverile,…” meditiamo su questi versi ed allora ci accorgeremo che non siamo soli, ma quando scriviamo dei nostri dolori, degli amori, delle gioie, sempre un altro essere è accanto a noi e si riconosce, ci legge e condivide le nostre emozioni. Ecco che la poesia diviene allora un canto corale che si dilata e vive per tutti gli uomini che in essa si riconoscono e scrivendo pagano il proprio contributo alla vita.

2009-Antologia Premio Letterario “Marguerite Yurcenar 2009”- Ediz. Montedit

"C'è fra di noi qualcosa che è meglio dell'amore: è una complicità" Marguerite Yourcenar da "Fuochi". Ho scelto questa espressione della Yourcenar perché credo che l'impulso a scrivere della propria esperienza, la ricerca delle metafore che esplicitano il sentimento d'amore, funzioni come una staffilata alle nostre membra rese dolenti dal quotidiano vivere. L'esperienza che coagula nella parola "creatrice" si riflette nell'anima e nel momento in cui nasce ci aiuta a comprendere meglio il ruolo del poeta-uomo tra gli uomini.
La poesia "Giusy" di Sergio Baldeschi rende molto bene questo concetto d'amore che completa l'esperienza del dolore in una complicità che è "patto di vita" perché egli stesso scrive:"Spesso vado a trovarla,/lei è felice…lo percepisco dal suo sguardo/che d'improvviso s'accende…/la sua sbirciata obliqua…è sofferenza nascosta,/forse…gemella del mio cuore." L'oggetto letterario può nascere dalle più disparate avventure, emozioni che costruiscono rapporti che possono implicare anche rifiuti motivati come nella poesia "Frammenti d'ombra" di Antonella De Marco, seconda classificata che riesce a rendere accettabile un'esperienza:…Ed imparo - non vista - /l'arte sottile di intrecciare fili/".
Il ricordo ci accompagna nella vita! E' sale che da sapore anche quando ci ferisce l'anima. Noi dobbiamo imparare a convivere nelle complicità delle nostre emozioni. Sentiamo, a volte, una profonda lacerazione nell'anima quando:"Senza certezze vago tra i cancelli della notte,/spalancati, un tempo,/alla mia arrogante giovinezza." Così Adriana Torre nella sua poesia "I cancelli della notte". Come riescono i poeti a vivere queste emozioni? Interrogandosi. Non è necessaria una messa in causa riflessiva. Ogni avvenimento può essere affrontato alla luce delle proprie sensibilità. Allora si comprende perché poesie come "Terremoto" di Riccardo Fedeli, oppure "Come un ronzio" di Nunzia Maria D'Andrea solo per citarne alcuni, ci danno la misura del tempo e dei rapporti che abbiamo con il "sacro" che è dentro di noi.
Abitatori del tempo sono i poeti che sanno trarre dalla vita gli insegnamenti che essa ci da e tradurli in creazione verbale di accoglienza o rifiuto, di consacrazione, di conoscenza sia a titolo individuale che collettivo.
Il Premio Yourcenar, che si esprime anche con la collaborazione degli stessi poeti ai quali è demandata la classifica finale ha la peculiarità di un ulteriore scambio d'interpretazione dei singoli testi che conferma questo "afflato" di complicità tra la Giuria e i Poeti medesimi nel nome di una partecipazione incondizionata che supera gli antagonismi e le rivalità del mondo.


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