Maria Organtini


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Il Libro

Le opere Poetiche > 2008-...e udrò il canto del mare - Ediz. Montedit

Prefazione


"...e udrò il canto del mare", sembra già molto lontana da "Breve stagione", silloge inconfondibile tra le altre, dove "la vita attraversa il sogno e il sogno l'ineffabile". Questa è una raccolta di profezia e di veggenza, ma la Organtini è cosciente di ospitare un ciclo completo della propria vita, attraverso le differenti e generose stagioni della sua poesia.
I multiformi messaggi del passato vengono qui trasfigurati da una fantasia che, ascoltando il tempo, cercano nuovi orizzonti. È l'impegno di attingere dal presente, spesso turbinoso e oscuro, tutte le possibilità che possono rendere migliore l'uomo e la vita: Raccogli per me /un sasso solitario / ma caldo di sole...
La poetessa è certa di creare, imparò presto ad avvertire "i limiti dell'umano" (Goethe) e il posto della creatura (umana) nel mondo. Lo si comprende da come sappia accostarsi alle forme viventi della natura e ne scopra le leggi profonde: Nei colori del silenzio / si veste la luna pallida! e sfiora le tue gote rosate. Le occasioni di musica e di canto sono infinite, graduali, ritmate, salgono dal raccoglimento alla pienezza interiore: Così le note vibrate dalla goccia d'acqua / giunsero a ferirmi la pelle, soffocavo / di sospiri chiusi tra le vene dei polsi / e il fior di loto sì schiuse adagio.
Maria Organtini sa mettere in luce gli stretti rapporti reali del soggetto con l'oggetto, dell'anima con la natura. Rifiuta qualsiasi compromesso con l'imprecisione e l'ambiguità. Così, dal mondo visibile, dinamico in cui viviamo, rintraccia la presenza del mistero, della profezia, di Dio e supera l'alterità: Abbandono le nebbie della solitudine / vengo con la mìa anima la sciogliere l'incantesimo.
Eppure l'immagine resta viva, colorita e suscita intorno a sé il suo luogo ora fiabesco, ora cosmico, ora familiare. È un'immagine che evoca e si compie naturalmente, senza fatica: / folletti della memoria / vivono nella notte insonne / e assumono vesti colorate / danzano su remote melodie.
L'autrice scandisce nei versi una intrinseca e personale "imago mundi", l'uomo è una "via vivente a Dio e la vita è Avvento come Avventura" (Guido Sommavilla). Qui di fatto misura se stessa, il suo essere donna e incontra il luogo della oblatività poetica per accoglierne i segni profondi, il silenzio, la lacerazione, la preghiera, la Carità.


Tina Beretta


Postfazione


Questa edizione di "...e udrò il canto del mare" nasce dal desiderio di fare un percorso a ritroso nel tempo. Rivisitare alcuni testi che sono stati ispirati da un particolare momento della mia vita e ai quali forse, non avevo prestato abbastanza attenzione. Vedere oltre la cortina delle emozioni dalle quali scaturirono. Così mi interrogo se in quel desiderio di udire il canto del mare c'è il tentativo di penetrare a fondo nel mio inconscio e aprire un varco nella mia anima. Oggi, che il ricordo delle emozioni è ancora vivo, sento che "Nei colori del silenzio" è il testo che delinea una traccia indelebile nella mia poesia fatta di ricerca e stimoli per un più profondo interesse verso coloro che attraversano il mio quotidiano. A volte mi sorprendo a meditare su testi come quello della poesia “Quadro n° 3” dove l’imput musicale è dato da un'immagine di donna che balla, "balla sull'aia, nel sole e alla sera...mettendo a nudo la sua anima". E mi ritrovo in altri poeti che hanno adoperato la stessa metafora per definire il ciclo della vita. È come riconoscersi. Rivaluto altri sentimenti scaturiti da fugaci sensazioni, dove il senso della solitudine si tramuta in dialogo intcriore e allora "La danza delle visioni" apre un varco nell'Io che accetta l'incontro e, i toni sfumano per approfondire una ulteriore lettura dei testi. Un vissuto intenso mi appare, ricco di storie, aneddoti della mia vita che forse un giorno troverò modo di raccontare.
Questa pìccola silloge, alla quale ero tentata di aggiungere altre poesie, la lascio così com'è. Appartiene ad un momento magico dove i sogni cercavano ancora di vivere nuove emozioni e c'era in me il sapore della scoperta di nuovi traguardi da raggiungere e, strada facendo ho incontrato le opere di molti artisti pittori alle quali mi sono ispirata. In ultima analisi, condivido quanto la prof.ssa Tina Beretta ha scritto nella sua prefazione: "La poetessa è certa di creare, imparò presto ad avvertire i limiti dell'umano (Goethe) e il posto della creatura (umana) nel mondo."


Maria Organtini


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